Da diversi anni, la diagnosi prenatale è diventata più completa e si è allargata nella ricerca di patologie genetiche diverse.

Cosi, mentre negli anni ’80 l’amniocentesi o villocentesi comprendeva solo lo studio del cariotipo, oggi l’introduzione di sempre più moderne, accurate e precise metodiche genetiche ha permesso di scoprire, già prima della nascita, un gran numero di patologie la cui prognosi spesso è anche più severa di quella cromosomica

Sulla base della comune esperienza è ormai noto che esitono diversi livelli di indagine sul liquido amniotico e sui villi coriali. Si configurano pertanto due tipi di accertamento: quelli routinari la cui scelta è legata alle decisioni della coppia e al loro più o meno profondo interesse a conoscere lo stato di salute del proprio figlio, e gli accertamenti mirati ad una problematica specifica. Si tratta di accertamenti nelle coppie “a rischio”. In questi casi la diagnosi genetica va a esplorare proprio quella che si ritiene essere la patologia con un maggior rischio di ricorrenza nella coppia o, per la quale, esistono segni ecografici tali da indicarne l’opportunità di ricerca.

L’aspetto più interessante della diagnosi prenatale è quello legato al desiderio dei genitori di essere informati sul maggior numero di problematiche e con maggiore certezza. Schematicamente si possono cosi riassumere 4 panel diagnostici, questi vengono offerti anche alle coppie a basso-medio rischio per arrivare a soddisfare pienamente  il loro desiderio di informazione.

L’istogramma che segue permette di visualizzare con immediatezza le potenzialità diagnostiche dei 4 panel che possono essere eseguiti sul liquido amniotico o sui villi coriali.

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Prendiamoli in esame in ordine di introduzione temporale nella pratica clinica:

– L’amniocentesi/villocentesi tradizionale, la prima ad essere introdotta all’inizio degli anni 70, è in grado di diagnosticare solo le patologie numeriche dei cromosomi (aneuploidie) e le maggiori alterazioni strutturali degli stessi. Il grafico descrive la percentuale di patologie diagnosticate su 100 soggetti portatori di malattie genetiche. In sintesi non si va oltre il 5% .

– L’amniocentesi/villocentesi con studio parziale del DNA, descrive quanto si ricerca in aggiunta all’amniocentesi/villocentesi tradizionale quando, attraverso l’impiego di metodiche genomiche diverse (es. MLPA o PCR ecc.), si ricercano le malattie genetiche più frequenti (fibrosi cistica, atrofia muscolare spinale (SMA), ritardo mentale da X fragile, sordità congenita ereditaria, distrofia muscolare di Duchenne). Questo gruppo di malattie genetiche aggiunge un 2% di soggetti diagnosticati. Si passa così dal circa 5% diagnosi ottenibili con la prima, a circa il 7 % con l’aggiunta di tali esami.

– L’amniocentesi/villocentesi molecolare,  di recente introduzione (metà degli anni ‘2000), va a ricercare microdelezioni e microduplicazioni mediante tecnica COMPARATIVE GENOMIC HYBRIDITATION (aCGH). Questa ricerca, da alcuni chiamata anche “cariotipo molecolare” per la possibilità di diagnosticare anche molte aneuploidie, non può essere disgiunta dalla citogenetica tradizionale, pena la possibilità di mancare diverse diagnosi legate a difetti cromosomici. Con tale tecnica si aggiunge al cariotipo molecolare un altro 1% di soggetti diagnosticati; al 5% si passa quindi in questo caso a circa il 6%.

– L’amniocentesi/villocentesi molecolare con studio parziale del DNA somma le precedenti. In molti laboratori è invalso l’uso di proporre una diagnosi più completa che comprendesse le informazioni aggiuntive sia del secondo che del terzo panel diagnostico. Aggiunge pertanto al 5% del cariotipo il 2% delle malattie genetiche più frequenti e l’1 % delle microduplicazioni e microdelezioni. Benché questo ultimo panel rappresentasse, fino a poco tempo fa, la diagnosi prenatale più completa, in realtà la potenzialità diagnostica non supera di molto il 5% della iagnosi prenatale tradizionale, si passa infatti solo a circa l’8 %.

-La vera rivoluzione diagnostica è avvenuta con l’attuale introduzione dei panel basati sullo studio dell’esoma (quella porzione del dna che progetta il nostro organismo). Queste indagini hanno permesso di conoscere un numero teoricamente completo di patologie genetiche note. Tale panel è noto come amniocentesi o villocentesi genomica ovvero NGPD, in questo modo si può scoprire tutto quello che è clinicamente ed eticamente lecito indagare. Questo tipo di ricerca arriva a diagnosticare tra il 70/80% delle malattie genetiche; non permette di giungere al 100% solo perché vengono escluse tutte quelle patologie estremamente rare, quelle ad origine genetica dubbia o sconosciuta oppure quelle per le quali non ci è “eticamente“ permesso di indagare. La NGPD infatti non studia i polimorfismi di suscettibilità (SNP), cioè quelle varianti geniche che rendono l’uomo suscettibile ad un gran numero di malattie (quelle metaboliche come il diabete fino al cancro).  Allo stesso modo la NGPD non prende in considerazione le malattie ad insorgenza tardiva, ad esempio l’Alzhaimer, o quelle che coinvolgono l’aspetto psichiatrico del soggetto. L’Amniocentesi o Villocentesi Genomica NGPD comprendono pertanto tutto:  dalle classiche cromosomopatie, alle più piccole alterazioni strutturali dei cromosomi,fino alla ricerca delle malattie genetiche più frequenti e gravi come le malformazioni cerebrali, le cardiopatie congenite, i nanismi, ecc ecc..